25 febbraio 2023

Cristo è risorto... ma non per noi!

 
Donetsk 20/04/2014
 
una foto della messa notturna
La messa notturna
Avrò dormito tre o quattro ore al massimo, sono ancora stanco, stanotte ho fatto delle belle foto la messa
di pasqua è molto fotogenica: luci calde e basse di candela, talvolta caravaggesche, non era esattamente la tipologia di foto per cui son venuto, ma sono soddisfatto, spero l’agenzia riesca a venderne qualcuna, sarebbe un peccato farle marcire in un hard disc, c’era una ragazza del coro… non era un icona di bellezza classica ma mi attirava, era molto elegante nella sua semplicità, con quel velo rosso in testa… non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, Olya si è lamentata di questo con me x questo, ma che ci posso fare? Non era mica una di quelle quattro sfittinzie conosciute al parco vicino le barricate, peccato che non son riuscito a farle una foto da un angolazione buona, ma non potevo certo muovermi in mezzo al coro.
Mark quando russa sembra la fanfara dei bersaglieri, esco dal cesso coi capelli spettinati e due occhiaie da paura, Dima in cucina si prepara un tazzone di caffè: «Hello Dima» - «Hi, how are you?» - «Stoned!». Qui fortunatamente non manca una confezione di caffè macinato.
 
Io e Dima andiamo a fumare nell’androne, non abbiamo programmi, tanto vale che andiamo a fare un
salto alle barricate in mancanza di meglio.
lo zar Nicola II ritratto come un santo ortodosso
lo zar Nicola II ritratto
come un santo
È tarda mattina e attorno le barricate c’è non c’è molta gente, evidentemente stanno smaltendo la vodka di stanotte o stanno a cucinare pranzi luculliani, un paio di anziani in mimetica sul marciapiede fuori le barricate stanno accanto dei pali a righe rosse e verdi - «Dima, ma quei pali a che cazzo servono?» - «Sono i confini della repubblica di Donetsk».    

Solita perquisa di rito per entrare nelle barricate e casse che sparano in loop musica di propaganda con le canzoni unplugged di Zhanna Bichevskaja come «Mij Russkje», non avevo notato ieri che sulla pensilina di cemento ci fosse anche uno striscione con lo zar Nicola II ritratto come un santo delle icone con la scritta «Rus Svjataja» (Santa Russia).

Vicino alla rampa per i disabili delle persone offrono bevande e dolci, in particolare la paskha, una specie di panettoncino paquale. Un paio di ragazzini da primo liceo con mimetica e passamontagna giocano a fare i duri.
il bielorusso ha conosciuto un giovane tedesco con la barbetta biondiccia, si chiama (o si fa chiamare) Billy, racconta che ha viaggiato per il mondo e segue le vicende ucraine da tempo, è stato a Maidan, ci scambiamo i contatti, mi fa una buona impressione.     

Galina mentre prega (o almeno penso lo faccia)
Galina mentre prega (o almeno penso lo faccia)
Poco più un la rivedo Galina coi i suoi denti gialli e i suoi vestiti neri e consumati «Happy Easter» non apprezza molto gli auguri pasquali: è incazzata nera con gli ucraini: a Slavyansk c’è stato un conflitto a fuoco ed è morto un separatista. Entriamo nel secondo anello, su uno di quei camion messi a protezione delle vetrate qualcuno ha messo un banner plastificato c’è la foto di un tal Ruben Avanesian col figlio sulle spalle, credo sia il tizio morto a Slavyansk, era proprio necessario inserirci anche il figlio? Galina
comincia a pregare davanti questa “icona pagana” circondata da fiori di plastica e filo spinato, le faccio due scatti quando sento una mano poco amichevole sopra la mia spalla dopo pochi click, non piaccio a un separatista con la mimetica, la dama dai denti gialli interviene in mio favore, tutto risolto ma ho ben capito che l’atmosfera non è come sembrava, manco per il cazzo.
Chiedo alla dama di nero vestita: «Ma voi cosa vorreste adesso: entrare nella Russia, diventare un paese indipendente o cosa?» – Galina non sa rispondere, balbetta che per lei l’importante è andar via dall’Ucraina perchè ci sono i nazisti di Pravy Sektor che perseguitano i russi. Non c’è possibilità di mediazione per lei - «What do you think about Putin?» chiedo - le si aprono gli occhi e con aria estasiata risponde «Putin is the best president of the world!».
L'indigena di Donetsk racconta che suo figlio studia in una scuola russa qui a Donetsk, ergo: persone che affermano di essere perseguitate per la loro origine etnica, la cui lingua è stata "proibita" e che si sono ricordati di essere russi quasi dopo 25 anni dopo la caduta dell'URSS, non hanno alcun problema a mandare i figli in scuole in cui usano la loro madrelingua.
Una troupe tedesca intervista un ragazzo con un cappellino di lana tagliato per farne un balaklava, faccio alcuni scatti di merda, un altro ragazzino gioca col balaklava e porta sulle spalle una bandiera imperiale.
Sta macedonia di neozaristi, nostalgici comunisti, fanatici ortodossi e putiniani è totalmente surreale ed assurda.
Il ragazzo intervistato dai tedeschi, ha uno scudo col triziub, inizia a gridare lo butta per terra saltandoci sopra a favor di telecamere per uno spettacolo da circo Barnum.

Qualcuno urla, un viavai di gente alla mia sinistra, mi fiondo anche io ma un mastino nero mi agita la mazza da baseball, non vede l’ora di menare, alzo le mani, oggi è giornata che qualcuno me le vuol dare, alle spalle del mastino vedo un paio di poliziotti che vengono allontanati dalla massa, qualcuno urla: «FASCISTI» e «BANDERA», chiedo a Galina cosa è successo «è arrivato Pravyy Sektor e li abbiamo cacciati», c’hanno la fissa con Pravyj Sektor, io però ho visto solo due poliziotti.
Il posto comincia a riempirsi, arrivano molti vecchi tra cui un prete panzone che mi schizza con un pennello l’acqua santa ed entra, sul palco qualcuno prende il microfono, sono le 15:30, io e Dima ne abbiamo piene le palle di questi scoppiati e ce ne andiamo. I camion con i padelloni satellitari dei big televisivi sono sotto al monumento di Taras Shevchenko, nel sottopassaggio di viale Artema una scritta sprayata di rosso: «Morte a Bandera», ordino una bistecca al Marakesh.

Dima racconta che lavora per un giornale liberale «Novyj Chas» (tempo nuovo) ed è stato in carcere per la sua attività giornalistica ha due figli: Andrej e Jan.

Preferiamo evitare di parlare della situazione che c’è in città… non si sa mai e poi perché rovinarci la digestione?

Torniamo in ostello, devo editare un botto di foto, vorrei anche recuperare qualche ora di sonno, gli altri hanno tutti dormito più di me e dell’orso bielorusso, Jacob e Mark escono a farsi una birra, qui due sembrano yankee in cerca di brividi… ma vabbè, forse in quanto europei abbiamo un attitudine diversa.
«Ma perché secondo te quella ti ha detto che Putin è il miglior presidente del mondo?» Mi chiede il bielorusso - «Perchè? Perchè è russa, semplice!» - «Kassimo, hai notato che qui tutti parlano di Pravyj Sektor come di una minaccia ma non abbiamo mai trovato nulla che faccia pensare che ci sia? Come è possibile che in città, in questo momento non abbiamo visto nemmeno una semplice scritta su un muro?» - rispondo con spallucce e una faccia da ebete. Finisco il lavoro al computer e vado a farmi un goccio in cucina dove incontro Paul, ci raggiunge Dima: «Hey guyz, vi andrebbe di andre domani a Slavyansk?» - «Certo!» rispondo senza pensarci un attimo - «c’è qualche novità da quelle parti?» - «C’è stata la sparatoria ieri, adesso mi sono giunti dei rumors che dicono che hanno assaltato le case di alcuni zingari.» - «Io ci sto» rispondo - «ok, anche io» risponde il francese - «Allora vediamo di riposare, domani ne avremo di bisogno, good night!»

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